Nella mitologia, Caronte, figlio di Erebo e Notte, era il traghettatore dell'Ade. Trasportava le anime da una riva all'altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro corpi avevano ricevuto i rituali funebri, con un obolo per pagare il viaggio; chi non aveva l'obolo, era costretto vagare tra le nebbie del fiume per cento anni. Si metteva così una moneta nella bocca del defunto prima della sepoltura. Alcuni ricercatori sostengono che il prezzo era di due monete, sistemate sopra gli occhi.
Pochissime anime vive son state trasportate da Caronte, tra di loro Enea, Ulisse, Orfeo e Dante.
Caronte viene descritto nell'Eneide da Virgilio al libro VI con le seguenti parole:
Caronte viene descritto nell'Eneide da Virgilio al libro VI con le seguenti parole:
"Portitor has horrendus aquas et flumina servat
terribili squalore Charon, cui plurima mento
canities inculta iacet, stant lumina flamma,
sordidus ex umeris nodo dependet amictus.
Ipse ratem conto subigit velisque ministrat
et ferruginea subvectat corpora cumba,
iam senior, sed cruda deo viridisque senectus."
terribili squalore Charon, cui plurima mento
canities inculta iacet, stant lumina flamma,
sordidus ex umeris nodo dependet amictus.
Ipse ratem conto subigit velisque ministrat
et ferruginea subvectat corpora cumba,
iam senior, sed cruda deo viridisque senectus."
Ecco che Dante segue il suo maestro Virtgilio e riprende la figura di Caronte, la barba bianca, gli occhi di fuoco, ma sembra renderlo meno demone e più dannato egli stesso come le anime che traghetta.